La depressione colpisce otto milioni di italiani, circa il quindici per cento della popolazione. Più della metà sono donne, tra i trenta e i cinquanta anni. Per l’Organizzazione Mondiale della Salute il fenomeno è in aumento e costituisce una delle più frequenti cause di disabilità, in misura non molto inferiore alle patologie cardiovascolari. Tuttavia la depressione è tra i disturbi mentali che rispondono meglio alle cure. Il 70-80 per cento dei pazienti migliorano o guariscono in seguito al trattamento farmacologico e psicoterapeutico. Nella genesi di questo disturbo si intrecciano infatti fattori biologici, psicologici e sociali. E’ più esatto parlare di depressioni che di depressione, cioè di forme cliniche diverse con caratteristiche e cause diverse, riconducibili alla categoria diagnostica dei Disturbi dell’Umore. Umore triste e abbattuto, mancanza di interesse per attività considerate precedentemente piacevoli, ridotta energia o faticabilità, diminuzione o aumento dell’appetito, insonnia o ipersonnia, sintomi fisici, sentimenti di colpa o autosvalutazione eccessivi o inappropriati, ridotta capacità di pensare o concentrarsi, pessimismo e incapacità di fare progetti, pensieri ricorrenti di morte o ideazione suicidaria, sono tra i sintomi, che se avvertiti in modo persistente, consentono di formulare una diagnosi di Disturbo Depressivo Maggiore. A volte si presentano in forma così grave da impedire l’attività lavorativa e la capacità di stare insieme agli altri. Il Disturbo Depressivo maggiore va distinto dal Disturbo Distimico, caratterizzato da umore depresso costante per almeno due anni. Anche se i sintomi possono apparire simili, generalmente essi si presentano in forma cronica ma meno grave.
Nel Disturbo Bipolare le fasi depressive si alternano a episodi di mania, caratterizzati da elevazione del tono dell’umore, dinamicità, sopravvalutazione delle possibilità personali. Un’oscillazione dell’umore in senso depressivo si verifica fisiologicamente nell’80% delle puerpere, nei primi cinque giorni dopo il parto, per un periodo di 1-4 giorni. Alcune donne però accusano un abbattimento dell’umore sempre più grave e per un periodo prolungato dopo il travaglio. I segnali d’allarme di un episodio depressivo ad esordio nel post-partum sono: facile irritabilità verso i familiari, umore instabile, spossatezza, sentimento di inadeguatezza, insonnia e sonnolenza, perdita di appetito, pensieri negativi di malattia o morte, atteggiamento di indifferenza o, al contrario, di iperprotezione nei confronti del bambino, paura di restare sola.
La Depressione Organica è secondaria all’assunzione di alcuni farmaci (ad es. la reserpina usata per curare l’ipertensione arteriosa) o di allucinogeni. La depressione può essere indotta da malattie mediche in base a due modalità: a) il paziente affetto da patologie di carattere internistico (cardiopatia, tumore, malattia degenerativa) non accetta la propria condizione di malato e non riesce a mettere in atto nessun meccanismo difensivo di fronte all’evento stressante; b) il paziente è affetto da malattie a carico del SNC (tumori, Parkinson, ecc.), endocrine (ipotiroidismo, etc.), infettive (AIDS) e autoimmuni (Lupus, artride reumatoide, ecc.) in grado di causare una sintomatologia simile al disturbo depressivo primario. Infine, può risultare difficile distinguere un episodio depressivo maggiore dal lutto non complicato, reazione che solitamente compare nei due mesi successivi alla morte di una persona cara e che tende a risolversi spontaneamente entro un anno. In questi casi, idee di colpa (ad eccezione di quelle relative al non aver prestato cure sufficienti al defunto), idee e tentativi di suicidio, rallentamento psicomotorio e sintomi psicotici orientano verso la diagnosi di Episodio Depressivo Maggiore, non vengono cioè considerate reazioni tipiche di una normale reazione di lutto.
In commercio esistono farmaci efficaci in grado di agire sui neurotrasmettitori (sostanze chimiche prodotte dai neuroni che permettono alle cellule nervose di comunicare tra loro) principalemente coinvolti nella depressione, la serotonina e la noradrenalina. Questi trattamenti necessitano naturalmente di stretto controllo specialistico. Essi generalmente vengono prescritti, insieme ad una terapia di sostegno, durante la fase acuta. Una volta superata la crisi, è utile invece un trattamento psicoterapeutico, preferibilmente ad indirizzo psicodinamico. Aldilà della componente biochimica implicata, sul piano psicologico infatti, chi ne è affetto è solito percepire la depressione prevalentemente come un disturbo dell’autostima. Vissuti di questo tipo possono essere elaborati e trovare significato solo nell’ambito di una psicoterapia. Il disagio psicologico non è un tabù da nascondere, ma un problema da comprendere.